GIANNI DE TORA |
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1983 "Plexus '83" - Maschio Angioino - Napoli 3-30 giugno |
SINTESI DELL'ARTICOLO DI ELA CAROLI SULLA RIVISTA ''LE ARTI'' N. 34 DI LUGLIO/OTTOBRE 1983 |
Plexus '83 Cento opere esposte, venti artisti presenti: questa la dimensione di «Plexus 83 - Pittori e scultori in Campania» mostra allestita nella Cappella Santa Barbara al Maschio Angioino. Una «ricognizione nel territorio» come si usa dire, un'indagine che Luigi Paolo Finizio ha voluto condurre, affiancato dal Centro Studi Scienze Umane nelle persone di Barbara Magistrelli e Giuseppe Manigrasso, e con la collaborazione di Maurizio Vitiello, sotto il patrocinio del Comune di Napoli e dell' Azienda Autonoma Soggiorno, Cura e Turismo di Napoli. L'indagine è servita a fornire un panorama parziale di alcune personalità creatrici che in Campania e a Napoli operano - da poco tempo o da alcuni decenni, - secondo i casi - in senso «evolutivo», cioè tracciano un percorso di formazione e di elaborazione di linguaggi «densi», personali e significativi, che hanno in comune una forte mobilità, intesa certo non come incoerenza formale ma come espressività spinta in direzioni nuove, tutte agganciate però ad una radice storica. Transitando attraverso la storia, i linguaggi nuovi e rinnovati di questi venti artisti trovano la loro ragion d'essere; le loro pratiche, i loro messaggi sono stimoli continui e decisi verso una direttrice comune ma differenziata del fare atto in un tessuto culturale complesso qual'è quello campano, con le sue contraddizioni, i suoi sbalzi, i suoi fuochi di paglia, le sue eterne difficoltà. La direttrice comune è forse in questa pulsione, in questa spinta a rinnovarsi, a «ricercare» cioè percorrere nuove strade, o meglio tracciare nuove linee di percorso e abbandonare le vecchie vie, per raccogliere nuovi segnali da nuovi mondi formali, senza però lasciare che la memoria del già fatto si affievolisca o si perda; anzi, è compito dell'artista ripercorrere all'indietro la propria vicenda per confrontare il nuovo linguaggio col suo codice lingui- stico già consolidato: e sviluppare, come dice Finizio nel bel catalogo edito dall'Istituto Grafico Editoriale Italiano di Napoli, una ''memoria praticabile'', che è un dato possibile in questi difficili anni Ottanta (difficili ma esaltanti, vorrei aggiungere, dopo il grigio sperimentalismo dei Settanta). Un dato che consente di potere e saper rivisitare, riattizzare, rinnovare esperienze artistiche già note e fortemente caratterizzate, senta cadere nella trappola della regressione. Il pericolo del tonfo all'indietro è evitato se l'artista che riscontra e confronta il suo fare attuale la pratica memorizzata è lucido e veloce; se sa guardare a volo d'uccello il patrimonio formale, espressivo ed emozionale del passato di cui dispone o la sa far durare storicamente ancora oggi. Questa sottile e lucida operazione è davvero riuscita a tutti nella rassegna Plexus 83? Gli artisti hanno saputo «praticare» e transitare nella memoria proponendo nuove lingue? Diciamo anzitutto che l'interessante mostra presenta inspiegabili vuoti. Difficile spiegare le assenze di molti giovani artisti che in questi anni sono riusciti ad elaborare un linguaggio personale ed efficace, quali Perrottelli, Panariello, Savino, Arlotta, Zevola, tanto per dirne alcuni. E come poi giustificare la totale assenza di personalità femminili? Donne artiste che in mille difficoltà a Napoli hanno saputo affermarsi con le loro ricerche valide, le loro spiccate personalità, la loro concretezza espressiva: Rosa Panaro, Mathelda Balatresi, Gloria Pastore, Clara Rezzuti, Anna Trapani e, insomma, questa realtà non doveva essere ignorata.….......Gianni De Tora ha ripercorso criticamente il suo passato, le analisi dei processi visivi e costruttivi che si risolvevano rigorosamente in termini di geometria intesa non solo in senso formale ma piuttosto «ideale»: ora accanto alla strutturazione c'è anche la destrutturazione, accanto alla rarefazione c'è l'emozione....... |
ARTICOLO DI GINO GRASSI SUL QUOTIDIANO ''NAPOLI OGGI'' DEL 23 GIUGNO 1983 |
Pregi e difetti di una rassegna artistica- ''Plexus'': venti pittori campani presentati al Maschio Angioino Finalmente, dopo una lunga serie di personali e di collettive realizzate all'insegna della raccomandazione e del favoritismo elettorale, è in corso di svolgimento, nella declassatissima cappella di Santa Barbara nel Maschio Angiono, una significativa mostra che porta alla ribalta artisti campani noti e meno conosciuti. All'iniziativa artistico-culturale, curata da un attento ed acuto studioso, il critico Luigi Paolo Finizio, partecipano una ventina di artisti della nostra regione parecchi dei quali, nel nuovo clima di pluralismo instaurataosi nel nostro Paese, stanno portando avanti ciascuno secondo una propria posizione, ricerche (in più di un caso) assai interessanti. I pittori e gli scultori che partecipano alla rassegna sono: Renato Barisani, Enrico Bugli, Claudio Carrino, Gerolamo Casertano, Angelo Casciello, Gianni D'Anna, Ciro De Falco, Alfonso De Sie- na, Vincenzo De Simone, Gianni De Tora, Gerardo Di Fiore, Carmine Di Ruggiero, Bruno Donzelli, Antonio Fomez, Mariano Izzo, Enea Mancino, Ugo Marano, Michele Mautone, Giuseppe Pirozzi ed Enrico Ruotolo. Se affermassi di trovarmi d'accordo, in tutto e per tutto, con l'amico Finizio circa le scelte fatte riguardo a questa mostra (che egli ha intitolato «Plexus») direi una bugia grande quanto una casa. Sulla maggior parte delle designazioni mi trovo d'accordo con Finizio perché alcuni degli artisti invitati sono talmente importanti da rappresentare più che mai un punto di riferimento insostituibi- le. Ma alcuni altri, che non tolgono e non mettono, li avrei sacrificati per dare posto a giovani di chiara personalità e di coraggiosi orientamenti o ad anziani di valore. Certo, si tratta di un discorso difficile e so bene cosa significhi organizzare una mostra, con i gruppi che impongono candidature plurime di artisti talvolta non eccelsi. Si deve ancora dire che non si possono ignorare le ricerche (sincere o no) dei tempi recentissimi come quelle di alcuni transavanguardisti come Paladino e di altri più giovani i quali fanno parte di una zona di ricerca che pur esiste nella nostra città. Gli artisti che mi hanno più convinto sono ancora una volta Di Ruggiero e Di Fiore. Il primo, ritornato in grandissima forma con la sua potente gestualità, mostra la forza di un Rauscheberg; il secondo, che è un artista completo per creatività e senso plastico, appare dotato di una capacità superiore di concettualizzazione. Ma non si possono ignorare il sempre lucido Barisani, personalità intramontabile; la vena analitica e ironica di Bugli; la fantasia assemblatrice di Bruno Donzelli; il talento di De Tora, che armonizza immagine e geometria; il lirismo euclideo di Mancino; la capacità di deformazione dell'immagine di De Simone; l'intelligenza di De Siena; le nuove ricerche del bravissimo Pirozzi. Nel suo standard abituale, De Falco; ancora cambiato, Ruotolo, genietto imprevedibile e controcorrente. Dell'altra metà della mostra, nel bene e nel male, si poteva fare a meno. |
ARTICOLO DI MICHELE BONUOMO SUL QUOTIDIANO ''IL MATTINO'' DEL 9 GIUGNO 1983 |
Nella Cappella Santa Barbara un percorso dell'artisticità in Campania attraverso le opere di venti scultori e pittori- Plexus '83: una linea oltre il fronte La volontà di ricomporre le trame sfilacciate del tessuto artistico napoletano e campano da un po' di tempo a questa parte sta trovando sempre più occasioni di verifica e di confronti. L'esigenza di una ricomposizione storica e critica dell'operare artistico a Napoli diviene sempre più improcrastinabile se si è intenzionati ad uscire da un limbo fatto di echi e di timidi tentativi. Che poi Napoli sia un luogo fertile di potenzialità artistiche è fuori discussione, come d'altra parte credo lo sia sempre stato; è allora fondamentale una revisione critica attraverso una giusta griglia di valori e un'attenta visione d'insieme. Nella rassegna Plexus '83, da qualche giorno aperta al pubblico nella cappella Santa Barbara al Maschio Angioino, Luigi Paolo Finizio propone un percorso dell'artisticità in Campania attraverso le opere di venti scultori e pittori (Barisani, Bugli, Carrino, Casertano, Casciello, D'Anna, De Falco, de Siena, De Simone, De Tora, Di Fiore, Di Ruggiero, Donzelli, Fomez, Izzo, Mancino, Marano, Mautone, Pirozzi, Ruotolo) sotto il patrocinio del Comune e della Azienda autonoma soggiorno, cura e turismo di Napoli e con la collaborazione del Centro studi scienze umane. «Criterio, e, per così dire, strategia espositiva - scrive il curatore nel catalogo che accompagna la mostra - si sono uniti nel proposito di spingere l'indagine oltre un fronte puramente di ricognizione documentaria, più o meno ampia, o semmai di area preferenziale in termini di orientamento critico, come spesso, troppo scontatamente, se ne fanno e se ne son fatte solo in Campania», Un'affermazione questa che pur non togliendo niente alla validità - o comunque al- l'intenzionalità - del curatore rivela immediatamente una sorta di ambiguità di fondo. Come è possibile parlare di superamento di "area preferenziale» se poi di tutta una situazione estremamente variegata si propongono solo venti realtà artistiche. Non vuole essere un conto della massaia, i numeri non centrano: solo che le venti presenze stanno proprio ad affermare una precisa preferen- za. Allora perchè non affermarlo con convinzione. Non c'è niente di vituperabile in un critico che direziona la sua traiettoria in un territorio esclusivo, proprio perchè il critico non è un curatore di anime. Tutt'al più è un teorico di "gruppi di fuoco'' sempre pronti allo scontro dinamico e dialettico al di fuori di generici pluralismi. Se poi nelle intenzioni v'era il progetto di tracciare le linee di sviluppo dell'arte in Campania le assenze sono tante da non rendere di riflesso un buon servigio alle presenze. Ma nonostante queste, che a nostro modesto avviso, sono delle ambiguità di metodo la mostra è godibile nella maggior parte dei lavori esposti. Per esempio, sempre di grande rigore stilistico sono le strutture/sculture di Barisani; o le tele visionarie di Bugli; o gli scandagli polimorfici lanciati nella storia da Donzelli; o il gioco della memoria che Fomez formula con felicità inventiva; o le sculture di Marano ironiche e serie quanto può essere serio un motto di spirito; o ancora le sculture «kafkiane» di Pirozzi e il vorticoso dinamismo dei colori di Ruotolo ... La provocazione innescata da «Plexus '83» è in fondo tutta da raccogliere. |
la copertina del catalogo |
SINTESI DELL'ARTICOLO DI MARIA ROCCASALVA SUL QUOTIDIANO ''L'UNITA''' DEL 5 GIUGNO 1983 |
Inaugurata al Maschio Angioino dal Sindaco Valenzi Grande pubblico per la mostra Plexus '83 Inaugurata dal sindaco di Napoli Maurizio Valenzi e da molte personalità del mondo della politica e della cultura, si è aperta venerdì scorso alla cappella S. Barbara, la mostra curata da Luigi Paolo Finizio e intitolata ''Plexus '83''. Prima di affrontare il discorso critico occorre rilevare un dato fondamentale: dopo la mostra sulla ricostruzione non si era mai vista tanta animazione al Maschio Angioino per una mostra d'arte. Ciò dimostra, insieme alla volontà del Comune di far fronte alle esigenze anche di questo particolare settore della cultura, l'interesse del pubblico sempre più attento e sensibile. Luigi Paolo Finizio è uno storico dell'arte serio e responsabile e il taglio critico che ha dato alla rassegna - allo quale hanno partecipato venti artisti napoletani e campani - è molto convincente. Il periodo storico, al quale quasi tutti gli artisti, anche in campo internazionale, attingono, è quello degli anni 60. Gli anni 60 sono caratterizzati da influssi nettamente irrazionali: accettazione del fortuito, senso di libertà totale, caso elevato a norma, impulsività automatistica, gestualità come autoliberazione, affermazione dell'istinto sulla ragione. La critica alla società industriale e capitalistica è evidente, e dominante in tutta l'arte di quel periodo è il senso della crisi di tutti i valori. Sembra, negli anni 60, che una forza centrifuga irrompa nel compatto tessuto plastico, ne smembri i profili e ne frastagli l'ossatura, modulando la pittura in un'epidermide tutta sensibilizzata da tagli, strappi, cesure, con una violenza espressiva che sconvolge il dato morfologico e ne frantuma la forma. In questo periodo, che è chiamato informale o espressionismo astratto, l'immagine è sottratta a ogni determinismo, anche a quello della memoria. Finizio, invece, fa leva proprio sulla memoria, non come riconoscimento di un dato reale, ma come esperienza linguistica. Gli artisti invitati ad esporre hanno infatti più o meno vissuto le esperienze degli anni 60 sostituendo spesso la pittura con la performance o con l'happening. C'è dunque da stabilire quanti di essi, pur nei loro legittimi cambiamenti, siano rimasti coerenti a se stessi. Di Ruggiero, ad esempio, anche quando si dedicava alla ricerca geometrica non tradiva la sua matrice espressionista; oggi negli ultimi dipinti lo ritroviamo ancora un espressionista di straordinaria efficacia. Lo stesso non si può dire di de Tora; il suo passaggio dalla rigida forma alle sbavature attuali è troppo brusco...... |
ARTICOLO DI MAURIZIO VITIELLO SULLA RIVISTA ''POLITICA MERIDIONALISTA'' DI GIUGNO 1983 |
Al Plexus'83 20 artisti campani E' stata inaugurata nei giorni scorsi la mostra "PLEXUS '83" allestita nella Sala S. Barbara del Maschio Angioino, concessa dal Comune di Napoli. L'esposizione, curata da Luigi Paolo Finizio, è stata promossa dall'Azienda Autonoma di Soggiorno Cura e Turismo di Napoli, con la collaborazione del ''Centro Studi Scienze Umane" di Napoli. Sono stati invitati 20 artisti campani con 5 opere ciascuno tra pittori e scultori. Le opere sono state scelte dal curatore nei rispettivi studi. La mostra si propone di presentare un'indagine sul territorio campano per indicare, sebbene con un succinto numero di operatori, le direttrici di ricerca emergenti in questi avviati anni Ottanta. Attraverso una corposa presenza si intende offrire una sensibile lettura delle linee operative più significative nel contesto vigente delle forme espressive in Campania e per confronti più ampi. « PLEXUS '83» vuole delineare, sia all'interno delle ricerche di pittura che in quelle di scultura, alcune incidenti esperienze sostanziate da un lavoro di ricerca creativa coinvolgente artisti di variegata generazione che fissano e segnano un rivissuto momento di elaborazione espressiva nell'ambito di due decenni di arti figurative in Campania e di rilevanza nazionale. Gli artisti invitati sono: Renato BARISANI, Enrico BUGLI, Claudio CARRINO, Gerolamo CASERTANO, Angelo CASCIELLO, Gianni D'ANNA, Ciro DE FALCO, Alfonso DE SIENA, Vincenzo DE SIMONE, Gianni DE TORA, Gerardo Di FIORE, Carmine DI RUGGIERO, Bruno DONZELLI, Antonio FOMEZ, Mariano IZZO, Enea MANCINO, Ugo MARANO, Michele MAUTONE, Giuseppe PIROZZI, Errico RUOTOLO. La rassegna aspira a condurre 1'attenzione su una realtà di fervore creativo che sta caratterizzando in questi anni il Meridione fuori da ogni ormai stantia, ottica di spartizione geografico- culturale. « PLEXUS '83» è corredata da un catalogo edito dall'Istituto Grafico Editoriale Italiano di Napoli che raccoglie oltre al saggio del curatore, la riproduzione di tutte le opere esposte. |
ARTICOLO DI MAURIZIO VITIELLO SULLA RIVISTA ''VERSO L'ARTE'' DEL GIUGNO 1983 |
Plexus '83 E' in corso di allestimento la mostra "Plexus '83" che si inaugurerà venerdì 3 giugno, alle ore 19, presso la Sala Santa Barbara del Maschio Angioino concessa dal Comune di Napoli. L' esposizione, curata da Luigi Paolo Finizio, è stata promossa dall'Azienda Autonoma di Soggiorno Cura e Turismo di Napoli con la collaborazione del "Centro Studi Scienze Umane" di Napoli. Sono stati invitati 20 artisti campani con 5 opere ciascuno tra pittori e scultori. Le opere sono state scelte dal curatore nei rispettivi studi. La mostra si propone di presentare una indagine sul territorio campano per indicare, sebbene con un succinto numero di operatori, le direttrici di ricerca emergenti in questi avviati anni Ottanta. Attraverso una corposa presenza di opere si intende offrire una sensibile lettura delle linee operative più significative nel contesto vigente delle forme espressive in Campania e per confronti più ampi. "Plexus '83" vuole delineare, sia all'interno delle ricerche di pittura che in quelle di scultura, alcune incidenti esperienze sostanziate da un lavoro di ricerca creativa coinvolgente artisti di variegata generazione che fissano e segnano un rivissuto momento di elaborazione espressiva nell'ambito di due decenni di arti figurative in Campania e di rilevanza nazionale. Gli artisti invitati sono: Barisani, Bugli, Carrino, Casertano, Casciello, D'Anna, De Falco, De Siena, De Simone, De Tora, Di Fiore, Di Ruggiero,Donzelli, Fomez, Izzo, Mancino, Marano, Mautone, Pirozzi, Ruotolo. La rassegna aspira a condurre l'attenzione su una realtà di fervore creativo che sta caratterizzando in questi anni il Meridione fuori da ogni ormai stantia ottica di spartizione geografica-culturale. "Plexus '83" verrà corredata da un catalogo che raccoglierà oltre al saggio del curatore la riproduzione di tutte le opere esposte e sarà edito dall'Istituto Grafico Editoriale Italiano di Napoli. |
ARTICOLO DI VITALIANO CORBI SUL QUOTIDIANO ''PAESE SERA'' DEL 20 GIUGNO 1983 |
Mostre '' Plexus'83'' nella Cappella Santa Barbara- Un intreccio di 20 artisti Barisani, Bugli, De Falco, Fomez, De Tora, Ruotolo, Pirozzi, Casciello, Carrino, Casertano, D'Anna, De Siena, De Simone, Di Fiore, Di Ruggiero, Donzelli, Izzo, Mancino, Marano, Mautone
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comunicato stampa |
foto opera di de Tora apparsa su Napoli Oggi 1983 |
SINTESI DAL TESTO DI LUIGI PAOLO FINIZIO SUL CATALOGO DELLA MOSTRA |
Plexus '83: pittori e scultori in Campania A Guido Tatafiore e Antonio Venditti ricordandoli qui. Ancora memoria praticabile Una proposta di critica d'arte militante come questa di «Plexus '83» non può che mirare ad esporre se stessa. Offrire ossia in termini visivi, nella concretezza singola delle opere, i propositi di una ricognizione volta a individuare le linee direttrici di ricerca nelle arti visive in Campania in questi avviati anni Ottanta. Senza perciò tacite supposizioni o implicite quanto giustificate lacune, questa mostra vorrebbe risultare la più chiara possibile all'interno delle sue plurime indicazioni di linguaggio. «Plexus '83» propone semplicemente e con concretezza, nella varietà dialettica delle individuate posizioni espressive, una prospettazione critica, con taglio appunto selettivo ma di esemplificazione, sul corso e sul divenire del contesto artistico campano. Venti artisti fra pittori e scultori (e la distinzione si convalida più rispetto alle opere che rispetto all'operare di ciascuno di essi) con cinque lavori ciascuno delineano qui, nello spazio della Cappella S. Barbara del Maschio Angioino, una trama di esperienze, un minimo crocevia di generazioni di artisti. Una trama che vuole essere non solo di linguaggi in atto ma anche di confronti vissuti: una trama quindi a cui si intrecciano, nel tessuto del proprio ambito di cultura e storia, scelte di linguaggio e tragitti d'esistenza.Pur nell'esiguo numero di artisti, con un ventaglio tuttavia non poco intenso di lavori, tramite linee d'indicazione su proposizioni creative emergenti ed altre già decantate ma oggi rielaborate e rinverdite, la mostra s'incunea nel terreno versatile, di una vitalità veramente esemplare, del territorio artistico napoletano e campano. Criterio, e, per così dire, strategia espositiva - dati i mezzi a disposizione e perché non si disperdessero polverizzandosi in intenti magari assai più ampi - si sono uniti nel proposito di spingere l'indagine oltre un fronte puramente di ricognizione documentaria, più o meno ampia, o semmai di area preferenziale in termini di orientamento critico, come spesso, troppo scontatamente, se ne fanno e se ne son fatte non solo in Campania. Cosicché l'indagine ha inteso raccogliersi sulla pluralità di alcune distinte testimonianze creative, le quali nel loro attestarsi su interne e coerenti continuità o nel proporsi con rinnovate elaborazioni di linguaggio o, ancora, nel loro manifestarsi con nuove energie espressive delineano un percorso critico che le ha riconosciute esemplarmente motivate ed emergenti per stringenti implicazioni entro il proprio ambito di cultura figurativa. Motivazioni ed emergenze innestantisi, nella dinamica stessa delle singole elaborazioni espressive, al retroterra di eventi di linguaggio che attraverso due decenni e più trascorsi preme ora sull'attualità, non solo dei nostri artisti. Nel prospetto di questi decorsi anni Ottanta, nel loro pure in qualche modo infuturarsi, non è difficile riconoscere per le vicende correnti di pittura e scultura un diffuso incedere di memoria. In Campania, come in area internazionale, la mobilità dell'arte contemporanea, delle sue interne diramazioni poetiche, mostra seguire una comune spinta transitiva, come di rivisitazioni e attingimenti, di ripercorrimento e rimemorazione attraverso i linguaggi dell'arte. Quando tale processo non si contrae, come purtroppo v' è in tanti casi da riscontrare, in un mero regredire, in attingimenti neo-espressionistici, fra insufflate virulenze fauve e impudenze soltanto banali, esso accede con vitalità a rivissute impellenze di linguaggio. Per il contesto campano, per il suo recente tragitto di singole esperienze e comuni riscontri nell'arte contemporanea, a riguardo pure di contesti più ampi, ho avuto già modo di rilevare questa condizione rivissuta di linguaggio quale «memoria praticabile». Memoria appunto che ripiega il fare stesso dell'arte nei suoi tragitti realmente esperiti, nella contingenza storica di effettive propensioni di cultura e formazione. I venti artisti qui riuniti hanno ciascuno a sua guisa una interna evoluzione di emergenza e formazione, con cadenze ora di ripercorrimento su tracce personali di linguaggio (Bugli, De Falco, de Siena, De Tora, Di Ruggiero), ora di accesso e riformulazione alle potenzialità gestuali e di materia dell'informale (Carrino, D'Anna, Izzo, Mautone, Ruotolo), ora verso un immaginario rimemorato dall'interno del proprio habitat culturale (Casciello, De Simone, Di Fiore, Fomez, Marano, Pirozzi), ora, in fine, nei riguardi di una durata storica dei linguaggi dell'arte (Barisani, Casertano, Donzelli, Mancino). Non si tratta pertanto di esemplificazioni semplicemente riferite a una pratica della memoria, che sarebbe cosa troppo ovvia per i fatti dell'arte, ma di esemplificazioni che offrono specifiche incidenze di lavoro creativo attraverso, appunto, una memoria praticabile, partecipata e rivissuta, dall'interno di reali tragitti di storia personale e di solidale condizione culturale. Per diversità di generazione, gli artisti presenti a “Plexus '83” personificano questi tragitti con varietà di assunti e opzioni espressive - entro il terreno delle proprie vicende di confronto e formazione, di decorse e mature elaborazioni, di nuove ed esuberanti declinazioni di linguaggio - la situazione di vigente mobilità espressiva, di dialettica riproposizione di forme linguistiche coniugate e rinverdite in questi anni Ottanta in Campania come altrove. Un complesso quindi di realtà espressive individuate nel loro iter attuale, ma versate in più modi, per precipue vicende e percorsi di linguaggio, a sommuovere il loro retro terra di esperienze vissute in prima persona o perché tale retro terra costituisce, nella consapevolezza dei propri intenti creativi, uno spazio di cultura in cui riconoscere oggi un reale e fruttifero luogo di memoria praticabile per l'arte contemporanea. Un retroterra di cultura che defilandosi retrospettivamente su effettivi termini storici, sul vivo di processi espressivi, si lascia riconoscere alle spalle degli anni Settanta, dei loro reiterati azzeramenti del fare pittura o scultura in quanto tali, lungo ossia un divenire di eventi in connessione che si legano fra le virtualità espressive degli anni dell'informale e del post-informale, come pure ho già esposto. A fronte degli anni Ottanta, tramite segnali non poco determinati, che gli anni trascorsi hanno di fatto tracciati, va intravista una vigorosa ripresa di direttrici espressive coinvolgenti le pratiche istituzionali del fare arte. Direttrici che « Plexus '83» propone dal suo canto di indicare all'interno di una geografia culturale campana (evitando l'abbaglio con clamore di certe generiche visioni transitive dell'arte contemporanea o il pasticcio esornativo di propositi post-modernistici). Sulle tracce operate, e non in astratte quanto presuntive ermeneutiche astoriche, si possono insomma intravvedere le linee tendenziali di percorsi creativi oggi in atto. Operanti cioè in motivate radici, certo rizomatiche, di storia, di accessi rielaborativi volti sul vivo di riaffioramenti connessi ai decorsi anni Sessanta, ma pure al loro arretrarsi e sedimentarsi di storia. Badando cosi a tenere distinti il piano della storia, la sua verace e controversa traiettoria, dalle spinte direzionali della considerazione storicista si potrà meglio essere in grado di scorgere i modi in cui sia il farsi dell'arte come la sua interpretazione si trovino al presente con l'essere rivolti a un comune processo di transitività nella storia. Questo perché resti nei fatti la storia a smentirci eventualmente. Gli artisti e le opere ........ Gianni De Tora, l'opera di De Tora prosegue verso un autosondaggio, ma venato di esuberanza materica ed emotività discorsiva, di alcuni parametri razionali nei quali sin dai primi anni Settanta egli ha contenuto il suo linguaggio. Sono appunto gli anni del gruppo «Geometria e ricerca» e di coraggioso confronto verso tutta un'area di comportamentismi e rarefazioni concettuali per l'arte, in altri luoghi come in Campania, e che ho potuto delineare nel mio «Immaginario geometrico» del '79. La mostra allestita l'anno scorso all' “Accademia Pontano” di Napoli ha con puntualità ricapitolato questo suo percorso del decennio passato. Ne è emerso un tragitto chiaro per metodo e conduzione di forme. Forme sempre in fondo rivolte a rendere trasparenti i propri enunciati insieme alle procedure di costruzione che le definiscono, appunto, formalmente. Nei termini di un formare per geometria, di un costruire visioni e analisi dei processi di visione De Tora stringe e coniuga forma e colore fra rigori concettuali e suggerimenti emotivi. Ora il costruire di forme si è fatto pure decostruzione all'interno del tragitto già percorso. Lo stesso ripiegare del segno grafico sul costituirsi simbolico dell'immagine, come nella sequenza dell'ovo, del triangulum, del circulus, attraverso inoltre la parola, la didascalia, caricano ulteriormente il tragitto di valenze riflessive. E come segnalavo già nel presentarlo nella personale al “Brandale” di Savona l'anno scorso, è evidente che il muovere dall'interno del proprio campo espressivo induce De Tora a seguire un procedere interpuntato, differenziato, in cui le opere si dislocano emblematicamente in riferimento alle singole e distinte tecniche rivisitate: dal graffito all'acrilico, dal collage all'olio. Le opere qui riunite mostrano una forte accentuazione del pigmento colorico. Le stesse gamme di colore, fra ori e argenti, si aggrumano in uno spessore che accoglie la geometria, il riscontro di misura, dentro un campo di resa manuale, tattile. In modo che l'ideazione formale, la memoria storica sui parametri di geometria mirino ora a incorporarsi di suggerimenti fisici, di una manualità espressa sulla materia e nella manipolazione dei supporti dipinti......... In situ Disseminati sul territorio campano, fra Napoli e le pendici del Vesuvio, nel retro terra sino al nolano, a Caserta ed area salernitana, gli artisti riuniti a «Plexus '83 », offrono dunque l'indicazione di esperienze in corso, di testimonianza operante sul vivo di un habitat culturale differenziato ma solidale per vitalità d' iniziative. Pur nelle tradizionali inerzie, pur sotto invischianti inefficienze di umori e carenze strutturali, pur subendo la disgregante volontà dei protagonismi individualistici o l'indifferenza neghittosa di apparati istituzionali e di chi se non altro per ufficio dovrebbe mostrarsi sensibile o, almeno, oculato, va infatti riconosciuta all'ambiente artistico campano una esemplare prosperità fattiva e creativa. Non si tratta ancora di richiamare l'attenzione sul Meridione, né di insistere sulle solite distrazioni. Per chi scrive, nel resoconto di esperienza che ha portato a questa mostra, l'intento è di contribuire in termini di informazione. Far sì insomma che la realtà cui appartiene il lavoro degli artisti qui raccolti venga compresa nei suoi effettivi lineamenti emergenti. Realtà ossia di cultura, tessuta di formazioni e confronti agiti con puntualità nella dinamica incalzante di eventi dell'arte contemporanea, giacché non è nemmeno più tempo di consolazioni alimentate dal sanguigno lavorio creativo di una Campania più o meno felix. L'attualità ha i suoi strati di memoria e questo vale per chi fa arte come per chi esercita l'interpretazione sull'attualità, per chi fa dell'arte campo di critica militante. In questa luce, il corrente fervore di attività in Campania, in cui «Plexus '83» si colloca dalla sua ottica di osservazione, non è che conseguenza di reali processi di incremento e promozione culturale. Una deduzione questa non affrettata se si tiene conto, appunto, proprio nel senso che qui ci preme, di ciò che ha significato per il territorio campano tutto l'attivismo volto alla «partecipazione sociale» per le arti visive negli anni Settanta. Ne è derivata una capacità di pressione verso le istituzioni, una mobilità d'iniziativa che oggi dà ancora i suoi frutti e che in altri territori regionali non è dato riscontrare. La conversione di linguaggio, di pratiche del fare arte, che pure al momento segna un marcato mutamento rispetto a quegli anni, porta tuttavia in sé un potenziale di maturata coscienza, di promozione e operatività di cui non si può non tener conto....... |
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Sintesi del catalogo della mostra /SCARICA IL PDF |
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